9.12.06

FilmDoc- Merica

Nell'ultimo numero di FilmDoc (nov-dic 2008), la rivista dell'AGIS Liguria, Alessandro Tinterri dedica ampio spazio a Merica nel suo articolo "Cinema documentario e storie di emigranti".

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"Cinema documentario e storie di emigranti"

Nel 1994 Lamerica di Gianni Amelio ci aveva mostrato il viaggio della speranza dall’Albania all’Italia, terra di recente immigrazione, ora Merica, film documentario di Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi, viene a ricordarci quando eravamo noi gli emigranti e lo fa attraverso storie di oggi, di quella che viene definita«immigrazione di ritorno». Sotto questo profilo Merica s’inserisce a pieno titolo nel filone del cinema antropologico, fornendoci oltretutto uno specchio per interrogarci sullo stato di salute della nostra democrazia. Sono 25 milioni i discendenti di immigrati italiani, che vivono oggi in Brasile e alcuni di loro, non avendo fatto fortuna laggiù, pensano oggi all’Italia come all’Eldorado di un tempo, sognando di percorrere a ritroso il cammino alla ricerca di radici dai contorni sbiaditi come le foto d’epoca, conservate tra i cimeli di famiglia. Merica così chiamavano la terra promessa i loro nonni e bisnonni, provenienti dal nord-est, dalla provincia di Treviso e da Oderzo, tranquilla cittadina di storia antica (la romana Opitergium, da cui i suoi abitanti detti opitergini) e di recente fortuna.Conservano ancora la calata tipica della campagna trevigiana gli anziani intervistati, come la coppia formata da Benjamin Falchetti e Edilia Sossai, nati da immigrati veneti a Venda Nova, nella regione di Espirito Santo, dove più è concentrata la migrazione italiana, coltivatori di caffè e genitori di sedici figli. Lì si svolge la Festa da polenta, la più grande festa italiana del Brasile.
L’idea di questo documentario - si legge nelle note di regia - è nata dalla volontà di un’analisi seria sull’immigrazione in Italia, qualcosa che andasse al di là degli slogan allarmistici e dei tanti luoghi comuni sugli immigrati. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che ha conosciuto un’emigrazione di massa e che dopo meno di un secolo si è trovata a dover accogliere grandi flussi di immigrati alla ricerca di migliori condizioni di vita».
Il console italiano informa che sono circa 12.000 le richieste di cittadinanza italiana da parte di nostri discendenti in Brasile, con tempi di attesa di 15 anni. I fratelli Fantin de Oliveira rappresentano un caso emblematico: Tiago, 23 anni, è venuto a Verona con la moglie in cerca di miglior fortuna e ora mette in guardia il fratello minore Felippe dalle facili illusioni. La realtà che ha trovato è ben diversa da quella sperata, non basta il passaporto italiano a integrare chi, malgrado le lontane radici, appena apre bocca si accorge di essere un «foresto». Destino analogo quello di Idiwaldo Francescon, cinquantenne, che a Treviso, la città dei suoi nonni, ha trovato un lavoro precario come portiere di notte. Paradossalmente, va meglio a chi di illusioni non se n’è mai fatte, come Ernesto França Antunes, che sprovvisto di ascendenze italiane è arrivato senza troppe aspettative. Il fatto è che, malgrado le dichiarazioni del prosindaco Gentilini, l’Italia più che terra madre si è rivelata matrigna per questi figli sventurati che la Merica l’hanno inseguita invano senza trovarla né di là, né di qua dall’Oceano.
Produzione italo brasiliana (Mithril 2007, 65 min.), vincitore nel 2007 di numerosi premi, Merica, è oggi disponibile in DVD (Carta), insieme con Banliyö-Banlieue, documentario di esordio di Federico Ferrone e Michele Manzolini, che, insieme con Constance Rivière, in un mediometraggio di 30 min.(Mithril 2004) hanno descritto la realtà del sobborgo parigino di Surville, dove negli anni Sessanta nella parte alta della città si è insediata la comunità turca. Anche in questo caso attraverso le interviste emerge lo spaccato di un’integrazione mai cercata davvero da parte dei più anziani e perseguita con altra consapevolezza dai più giovani, sia che si tratti di chi vede nell’insegnamento della storia e della geografia il compimento del proprio destino, come uno dei ragazzi intervistati o chi, come la giovane cresciuta in Francia, si diverte a provocare il padre, chiedendogliquale sarebbe la sua reazione se si innamorasse di un coetaneo francese. È la religione a vietarlo risponde tranquillo il genitore, e se si trattasse allora di un musulmano, magari magrebino, incalza la giovane, il diniego non sarebbe diverso e, dunque, è la sua conclusione, la religione è solo un alibi. Del resto, anche il cimitero musulmano avrebbe dovuto essere riservato ai soli turchi. Come per Merica gli autori non forniscono risposte, si limitano a porre implicitamente dei quesiti sulla realtà assai complessa di un paese, quale la Francia, che sul tema dell’immigrazione può vantare una lunga esperienza.
Anche quelle raccontate dal tedesco ArneBirkenstock in 12Tangos - Adios Buenos Aires (Germania 2006) sono storie di emigranti, che nell’Argentina devastata dalla crisi cercano scampo nel tango, musica struggente da emigranti, ballo intriso di malinconia e di nostalgia, più ancora che di passione, e, dunque, adatto a esprimere il declino attuale e il dolore del distacco. La malinconia è appannaggio dell’anziano ballerino, Roberto Tonet, travolto dal crack economico, che rievoca i successi delle sue tournées intorno al mondo, oppure ha la voce della cantante ultranovantenne Maria de la Fuente, dissugata dal tempo, per dirla con Pirandello, o, se preferite, minuta come Edith Piaf, sicché c’è chi, parafrasando uno dei più popolari titoli di Wim Wenders, ha definito questo film «una sorta di Buena Vista Tango Club». Mentre si tinge già di nostalgia il sogno della ventenne Marcela Maiola, che parte per Parigi conla speranza di trovare laggiù di che vivere dando lezioni di tango e, ancor più triste, la storia di Jolanda Zubieta, madre costretta a separarsi dai suoi quattro figli per cercare lavoro in Spagna e terminare di pagare la casa. Non fiction, ma vita vera, che in questo caso ha un inaspettato lieto fine, come racconta il regista in un’intervista: una spettatrice di Brema, dopo aver visto il film ed essersi informata del debito di Jolanda, ha organizzato una colletta e raccolto la somma necessaria, consentendole di fare ritorno alla sua famiglia. E nel cofanetto accanto al DVD c’è naturalmente un CD contenente i 12 tanghi.

Alessandro Tinterri

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