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17.3.09

La Regione «dimentica» documentario non in linea






Leggo sul sito della Regione Veneto e sui giornali, che al documentario «Stranieri in Patria» di Roberto Citran e Gianni Ferraretto, prodotto dalla Regione del Veneto, è stato assegnato il «Premio Libero Bizzarri». La dirigente regionale Maria Teresa De Gregorio gongola felice per l’esito e si augura che vi sia un seguito. Ma quanto ci è costato in tre anni parlare del fenomeno emigrazione? 264 mila euro per il documentario «Un popolo di ambasciatori» di Enrico Lando; 40 mila questo di Citran e Ferraretto, con in più 4.100 euro per le proiezioni e copie dvd a carico dell’ente regionale; 20 mila euro per «Merica» di Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi, quest’ultimo realizzato grazie al premio di Videopolis, manifestazione finanziata dalla Regione per 120 mila euro. In tre anni, più di 300 mila euro. Pochi? Il documentario più meritevole? A mio giudizio e secondo il gusto del pubblico che l’ha visto in moltissime proiezioni in giro per l’Italia e nei festival, è «Merica», dal costo-beneficio più favorevole perché ci è scostato solo 20 mila euro. Purtroppo è stato «dimenticato» dalla Regione perché non in linea con le aspettative, diciamo «istituzionali».

Michele Francesco Schiavon

30 ottobre 2008

23.1.09

L' "Alto Adige" parla di Merica

In occasione della proiezione di Merica a Bolzano, Massimo Bertoldi ha realizzato un'intervista apparsa il 22 gennaio sull' Alto Adige

Federico Ferrone firma con Michele Manzolini e Francesco Ragazzi la regia del film “Merica”. Gli abbiamo rivolto alcune domande, per meglio capire i contenuti e o obiettivi dell’operazione
Come e quando è nata l'idea di affrontare il tema trattato in "Merica"?
Volevamo soprattutto raccontare l'immigrazione dell'Italia attuale e ci è sembrato una buona idea confrontarla con la grande emigrazione italiana di un secolo fa. Gli italiani di oggi sono molto indulgenti con le sofferenze dei propri emigranti nel mondo, molto meno con i migranti che arrivano oggi nel nostro paese. Eppure i punti di contatto tra le due esperienze sono molte. Basti pensare che alcuni dei migranti che arrivano oggi sono argentini o brasiliani discendenti di italiani che “tornano” nei villaggi dei loro bisnonni, spesso senza sapere quanto le cose siano cambiate.
Come si è svolta materialmente la realizzazione di questo film-documentario? Il nostro precedente documentario, “Banliyo- Banlieue” aveva vinto il festival Videopolis nel 2005 e il premio era un finanziamento della Regione Veneto. Con quel denaro e con l'appoggio di una casa di produzione di Roma, la Mithril production, ci siamo messi subito al lavoro. Sembra strano ma non c'è stata quasi nessuna differenza nei compiti dei tre registi. Un ruolo fondamentale lo ha svolto Jaime Palomo Cousido, che ha seguito tutte le riprese come camera- man e ha poi montato il film. Per quanto riguarda le riprese. Siamo stati 2 mesi nel Nord Est e poi siamo partiti in Brasile, nella regione di Espirito Santo, dove si trovano molti discendenti di italiani. Abbiamo montato il film per 3 mesi e quindi si può dire che il lavoro è durato circa 8 mesi.
Perchè la scelta del supporto digitale?
Purtroppo è una conditio sine qua non per chi aveva un budget come il nostro. La pellicola ormai è un lusso che si permettono solo i film di finzione a grande budget (almeno 20 volte il nostro). Nel caso di un documentario poi, è importante poter girare molte ore per poi selezionarle con calma in sede di montaggio e questo è possibile solo col digitale.
In merito al tema dell'immigrazione e della vita degli italiani all'estero, come emergono dal vostro prezioso lavoro, cosa si può aggingere oggi, magari pensando a come la politica affronta il tema dell'accoglienza dell'extracomunitario e come risponde l'opinione pubblica al confronto con il 'diverso'? A livello legislativo sembra un problema gigantesco, ma a livello di atteggiamento a me sembra una questione elementare. Io credo che si dovrebbero trattare i migranti come si trattano i cittadini italiani: dando loro innanzitutto dei diritti e poi, eventualmente, punendoli quando delinquono, ma senza demonizzarli in quanto membri della categoria “immigrati” o per la loro nazionalità. E' banalissimo ma mi pare che oggi prevalga una logica opposta: si va avanti a colpi di leggi eccezionali.
Quali sono i circuiti di distribuzione e a che tipo di pubblico il lavoro si rivolge, magari anche scolastico? L'Italia è giustamente considerato un paese con una distribuzione molto chiusa. Fortunatamente esistono alcuni circuiti e distribuzioni alternative. Il nostro film è venduto in dvd dalla rivista CARTA e distribuito da Documè, una meritoria associazione che si occupa di far circolare documentari in tutta Italia. Noi abbiamo creato un piccolo sito dove dichiariamo che siamo felici di proiettare il film nelle scuole, nelle associazioni e nelle sale. Ci scrivono spesso, ad oggi infatti abbiamo organizzato più di 80 proiezioni, anche nelle scuole naturalmente. Massimo Bertoldi

21.11.08

FilmDoc parla di Merica

Nell'ultimo numero di FilmDoc (nov-dic 2008), la rivista dell'AGIS Liguria, Alessandro Tinterri dedica ampio spazio a Merica nel suo articolo "Cinema documentario e storie di emigranti".
Per accedere all'edizione .pdf vai al sito ufficiale della rivista

"Cinema documentario e storie di emigranti"

Nel 1994 Lamerica di Gianni Amelio ci aveva mostrato il viaggio della speranza dall’Albania all’Italia, terra di recente immigrazione, ora Merica, film documentario di Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi, viene a ricordarci quando eravamo noi gli emigranti e lo fa attraverso storie di oggi, di quella che viene definita«immigrazione di ritorno».

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27.10.08

Merica su Passpartù, la trasmissione dedicata ai migranti del network Amisnet

L'ultima puntata di Passpartù, programma radiofonico dedicato all'immigrazione in Italia a cura del network Amisnet, dedica ampio spazio a Merica. Oltre ad alcuni spezzoni audio del film, è possibile ascoltare anche un'intervista a Federico Ferrone.

Per ascoltare la trasmissione clicca qui

Per l'elenco delle radio affiliate a Amisnet
vedi invece qui

25.6.08

Merica recensito da "il manifesto"




il manifesto del 21 Giugno 2008
DVD: È uscito «Merica», un documentario veneto-brasiliano

Emigrazione di andata e ritorno
Luca Peretti

Ardua è la vita del documentario italiano oggi. Tendenzialmente snobbati dalle rete televisive, difficilmente in sala ma cullati da qualche festival, gli sbocchi per i pur bravi documentaristi nostrani sono davvero pochi. L'edizione in Dvd, grazie al lavoro attento di poche e preziose case di distribuzione, è nella maggior parte dei casi solo un palliativo, ma è comunque un modo per far vedere i propri lavori oltre il pubblico ridotto e specializzato dei festival. La sorpresa arriva stavolta dalla bottega di Carta che ha editato Merica \, film veneto-brasiliano realizzato da un terzetto di giovani e promettenti registi (Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi), con un piccolo budget ma grandi idee.
Merica parla di emigrazione, la nostra e quella degli altri: c'è la storia degli immigrati italiani - soprattutto veneti - in Brasile e ci sono le storie dei viaggi di ritorno dei discendenti (25 milioni di brasiliani hanno origini italiane) in un'Italia che li considera extracomunitari anche se hanno il passaporto italiano. Un documentario parallelo insomma, da una parte le comunità di italo brasiliani, con i loro caratteristici accenti a metà tra dialetti italiani e portoghese, e dall'altra le contraddizioni del Veneto, una delle regioni da cui sono emigrate più persone ed in cui oggi arrivano più immigrati. In Brasile si vedono i vecchi che ricordano solo lontanamente la loro patria natia, mentre un ragazzo di 18 anni nipote di italiani racconta della sua passione per il nostro paese e della voglia di venire a visitarlo, descrivendolo come un posto idilliaco e bellissimo. In Italia invece c'è il fratello, che il grande passo lo ha fatto tra mille difficoltà e qualche rimpianto, e racconta il razzismo che deve subire, nonostante le radici, il sangue ed il passaporto siano italiani. Il film è un patchwork di interviste, tra cui spicca quella caustica e atrocemente divertente allo sceriffo di Treviso Giancarlo Gentilini, con dichiarazioni al limite dell'incredibile («Treviso è un oasi: qui non vedi un lavavetri, perché li ho schiantati tutti»). Le parole degli intervistati vengono alternate alle immagini delle piccole e ricche città del nord est o delle campagne e periferie delle città brasiliane.
Il tentativo assolutamente riuscito è quello di raccontarci la Storia attraverso le piccole storie, di raccontarci un grande fenomeno (l'emigrazione) attraverso chi lo vive sulla propria pelle o lo ha sentito dalla voce dei parenti più stretti. Merica andrebbe proiettato nelle scuole - soprattutto venete - come strumento didattico per l'integrazione e l'educazione interculturale. In questo senso questa uscita in dvd voluta da Carta è davvero preziosa. Un solo, ma bello, contenuto speciale, il documentario d'esordio di Ferrone e Ragazzi, Banliyo- Banlieue (premiato tra l'altro alla Mostra di Venezia nel 2004): è un viaggio di 29 minuti a Surville, quartiere della periferia parigina abitato perlopiù da turchi e arabi.
Per finire, una nota tecnica: la qualità del dvd è ottima (una cosa niente affatto scontata per i film low cost) e sono disponibili sottotitoli in inglese, portoghese e naturalmente italiano.

10.4.08

"Gargantua" su Rai 3 parla di Merica

La prima puntata di Gargantua, programma di approfondimento culturale andato in onda su Rai 3 lo scorso 8 Aprile ha parlato anche di Merica, presentato in quei giorni al Festival del Cinema africano, dell'Asia e dell'America Latina di Milano.
Per informazioni sul programma e i contenuti della puntata vedi il sito ufficiale del programma. (clicca "Prima Puntata"- min 11'15'')

4.3.08

Merica su Carta- Cantieri sociali










Sogni di Migranti

Due mondi allo specchio, Brasile e Veneto. Gli eredi di coloro che approdano nelle spiagge sudamericane sfuggendo alla fame delle campagne venete nei primi anni del secolo, oggi cercano le radici nel nostro paese, portando con sé speranze e illusioni. Ma lo scontro con una realtà ostile e piena di pregiudizi, fa crollare quel legame tra generazioni e tra terre lontane. Attraverso una splendida fotografia, nel documentario dei tre giovani registi Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi, si ripercorrono incroci e legami familiari tra questi paesi, si contemplano le idiozie e i paradossi di un Veneto ricco e discriminatorio, con uno sguardo anche a chi, nel frattempo cerca delle soluzioni di convivenza e socialità. Il ritmo delle immagini e delle storie, aiutato dalla vivace colonna sonora dei Terrakota, riesce a non diluire d'intensità e realtà i protagonisti, lasciando temp anche a qualche amaro sorriso. "Merica"in dvd farà parte della Bottega di Carta.

www.carta.org

Tratto da Carta- cantieri sociali. 15-21 Febbraio 2008, Anno X numero 5

19.11.07

Merica recensito da "La Suburbana"



Sul giornale "La suburbana" una recensione appassionata di Merica scritta dalla poetessa Berenice Sica Lamas

www.lasuburbana.it

(un ringraziamento speciale a Daniela Casino)

13.11.07

Recensione di Merica su "La Provincia di Sondrio"




Sono "Le Ferie di Licu" di Vittorio Moroni e "Merica" di Michele Manzolini, entrambi al 25° Sulmona Film Festival Sguardi valtellinesi su storie di emigranti


Due film "valtellinesi" hanno partecipato nei giorni scorsi al 25° Sulmona Film Festival. Due documentari realizzati lontano da Sondrio, dove sono invece nati i registi. Tra Roma e il Bangladesh è ambientato "Le ferie di Licu" di Vittorio Moroni, già uscito nelle sale. L'altro, realizzato tra Veneto e Brasile, è la sorpresa degli ultimi mesi. Si intitola "Merica" e mette a confronto migrazioni di ieri e di oggi, mostra l'Italia che in passato costringeva i propri giovani a partire e oggi non è più accogliente con chi arriva da paesi lontani per lavorare. L'ha realizzato il sondriese Michele Manzolini con due compagni di ventura con i quali ha condiviso sceneggiatura e regia, Federico Ferrone e Francesco Ragazzi. Il film di Moroni la scorsa settimana ha vinto "ex aequo con Notturno bus" di Davide Marengo - il Festival del cinema italiano a Villerupt, nel nord della Francia, al MedFilm e al Festival di migrazioni entrambi a Roma. A Sulmona, dove il concorso è stato vinto dal viaggio attraverso il Brasile di "Onibus" di Augusto Contento (erano in gara anche il successo italiano dell'autunno "La ragazza del lago", il bel "Passaggio della linea" e "Io, l'altro" con Raoul Bova), Moroni ha ottenuto una menzione della giuria presieduta dai registi Saverio Costanzo e Luca Guadagnino. "Merica", 65 minuti di durata, è stato selezionato negli ultimi mesi da una decina di festival italiani. È un viaggio tra i brasiliani di origine italiana, che sono circa 25 milioni. Un lavoro finanziato dalla Regione Veneto (che pare non aver apprezzato troppo il risultato finale che pone troppi interrogativi all'Italia di oggi) girato tra Rio de Janeiro ed Espirito Santo, il luogo dei primi arrivi degli emigranti italiani, a fine '800. Ora là molti conservano una nostalgia della terra d'origine che non conoscono: quel che sanno dell'Italia è ciò che è stato tramandato o che apprendono dalla tv e che spesso è molto distante dall'attualità. Molti sognano di tornare, ma le liste d'attesa sono molto lunghe. Il giovane Thiago ce l'ha fatta, è venuto a Verona con la moglie, ma non si trova bene, troppe difficoltà e vuole tornare a casa. Suo fratello di 17 anni, Felippe, non vede l'ora di diventare maggiorenne, fare il passaporto e partire e non si lascia frenare dalle disillusioni del fratello maggiore. I tre registi vanno a cogliere le storie di altre persone che oltre oceano hanno ereditato la nostalgia della patria lontana. Ma anche i dubbi e le fatiche di chi ha provato a tornare. Perché oggi gli italiani guardano con diffidenza chi torna dopo un secolo con sangue italiano nelle vene ma con abitudini diverse. Così i tre registi sanno cogliere l'Italia odierna in modo profondo e insolito e fanno domande che riguardano tutti. Perché un Paese di emigranti è diventato così chiuso rispetto a chi arriva da fuori? Contano più l'origine e il sangue o il desiderio di vivere e lavorare in un luogo? "Merica" diventa un'occasione di riflessione preziosa e gli italiani del Brasile uno specchio per conoscerci e capirci meglio. Per Manzolini, 27 anni, esperto di cinema brasiliano e curatore del festival di cinema sidamericano "Iberamericana" di Bologna, è la prima regia, ma già è al lavoro su nuovi progetti.

Nicola Falcinella

"La Provincia di Sondrio" 13/11/2007

16.9.07

Proiezione di Merica all'Istituto Stensen - Repubblica (Firenze)



FIRENZE - In anteprima toscana, stasera alle 21 (e martedi' prossimo alle 21 in replica) arriva allo Stense (Viale Don Minzoni 25), il documentario 'Merica' firmato dal giovane regista fiorentino emergente Federico Ferrone, de Michele Manzolini e Francesco Ragazzi. 'Merica' racconta la storia dei 25 millioni di disendenti di immigrati italiani che vivo oggi in Brasile....

5.5.07

Tekfestival - Manifesto



Da: "Tekfestival, un cinema senza padroni", Il manifesto 05 Maggio 2007, p. 15.

"Accompagna in un viaggio di ritorno dal Brasile all'Italia i suoi protagonisti Merica! di Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi (presentato ieri in concorso), un rabbrividente e appassionato film sull'emigrazione di ritorno e lo scollamento culturale avvenuto nel corso di un secolo. I venticinque milioni di italiani che arrivarono in Brasile abbandonando un'Italia misera, riscoprono oggi il loro paese d'origine con una lista d'attesa per ottenere il passaporto di almeno quindici anni. Il film che racconta molto bene il clima del passato, ci mostra tutta la difficoltà del reinserimento in un luogo che non è il paese vagheggiato dai nonni, ma un duro nord leghista."

9.12.06

FilmDoc- Merica

Nell'ultimo numero di FilmDoc (nov-dic 2008), la rivista dell'AGIS Liguria, Alessandro Tinterri dedica ampio spazio a Merica nel suo articolo "Cinema documentario e storie di emigranti".

Per accedere all'edizione .pdf vai al sito ufficiale della rivista


"Cinema documentario e storie di emigranti"

Nel 1994 Lamerica di Gianni Amelio ci aveva mostrato il viaggio della speranza dall’Albania all’Italia, terra di recente immigrazione, ora Merica, film documentario di Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi, viene a ricordarci quando eravamo noi gli emigranti e lo fa attraverso storie di oggi, di quella che viene definita«immigrazione di ritorno». Sotto questo profilo Merica s’inserisce a pieno titolo nel filone del cinema antropologico, fornendoci oltretutto uno specchio per interrogarci sullo stato di salute della nostra democrazia. Sono 25 milioni i discendenti di immigrati italiani, che vivono oggi in Brasile e alcuni di loro, non avendo fatto fortuna laggiù, pensano oggi all’Italia come all’Eldorado di un tempo, sognando di percorrere a ritroso il cammino alla ricerca di radici dai contorni sbiaditi come le foto d’epoca, conservate tra i cimeli di famiglia. Merica così chiamavano la terra promessa i loro nonni e bisnonni, provenienti dal nord-est, dalla provincia di Treviso e da Oderzo, tranquilla cittadina di storia antica (la romana Opitergium, da cui i suoi abitanti detti opitergini) e di recente fortuna.Conservano ancora la calata tipica della campagna trevigiana gli anziani intervistati, come la coppia formata da Benjamin Falchetti e Edilia Sossai, nati da immigrati veneti a Venda Nova, nella regione di Espirito Santo, dove più è concentrata la migrazione italiana, coltivatori di caffè e genitori di sedici figli. Lì si svolge la Festa da polenta, la più grande festa italiana del Brasile.
L’idea di questo documentario - si legge nelle note di regia - è nata dalla volontà di un’analisi seria sull’immigrazione in Italia, qualcosa che andasse al di là degli slogan allarmistici e dei tanti luoghi comuni sugli immigrati. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che ha conosciuto un’emigrazione di massa e che dopo meno di un secolo si è trovata a dover accogliere grandi flussi di immigrati alla ricerca di migliori condizioni di vita».
Il console italiano informa che sono circa 12.000 le richieste di cittadinanza italiana da parte di nostri discendenti in Brasile, con tempi di attesa di 15 anni. I fratelli Fantin de Oliveira rappresentano un caso emblematico: Tiago, 23 anni, è venuto a Verona con la moglie in cerca di miglior fortuna e ora mette in guardia il fratello minore Felippe dalle facili illusioni. La realtà che ha trovato è ben diversa da quella sperata, non basta il passaporto italiano a integrare chi, malgrado le lontane radici, appena apre bocca si accorge di essere un «foresto». Destino analogo quello di Idiwaldo Francescon, cinquantenne, che a Treviso, la città dei suoi nonni, ha trovato un lavoro precario come portiere di notte. Paradossalmente, va meglio a chi di illusioni non se n’è mai fatte, come Ernesto França Antunes, che sprovvisto di ascendenze italiane è arrivato senza troppe aspettative. Il fatto è che, malgrado le dichiarazioni del prosindaco Gentilini, l’Italia più che terra madre si è rivelata matrigna per questi figli sventurati che la Merica l’hanno inseguita invano senza trovarla né di là, né di qua dall’Oceano.
Produzione italo brasiliana (Mithril 2007, 65 min.), vincitore nel 2007 di numerosi premi, Merica, è oggi disponibile in DVD (Carta), insieme con Banliyö-Banlieue, documentario di esordio di Federico Ferrone e Michele Manzolini, che, insieme con Constance Rivière, in un mediometraggio di 30 min.(Mithril 2004) hanno descritto la realtà del sobborgo parigino di Surville, dove negli anni Sessanta nella parte alta della città si è insediata la comunità turca. Anche in questo caso attraverso le interviste emerge lo spaccato di un’integrazione mai cercata davvero da parte dei più anziani e perseguita con altra consapevolezza dai più giovani, sia che si tratti di chi vede nell’insegnamento della storia e della geografia il compimento del proprio destino, come uno dei ragazzi intervistati o chi, come la giovane cresciuta in Francia, si diverte a provocare il padre, chiedendogliquale sarebbe la sua reazione se si innamorasse di un coetaneo francese. È la religione a vietarlo risponde tranquillo il genitore, e se si trattasse allora di un musulmano, magari magrebino, incalza la giovane, il diniego non sarebbe diverso e, dunque, è la sua conclusione, la religione è solo un alibi. Del resto, anche il cimitero musulmano avrebbe dovuto essere riservato ai soli turchi. Come per Merica gli autori non forniscono risposte, si limitano a porre implicitamente dei quesiti sulla realtà assai complessa di un paese, quale la Francia, che sul tema dell’immigrazione può vantare una lunga esperienza.
Anche quelle raccontate dal tedesco ArneBirkenstock in 12Tangos - Adios Buenos Aires (Germania 2006) sono storie di emigranti, che nell’Argentina devastata dalla crisi cercano scampo nel tango, musica struggente da emigranti, ballo intriso di malinconia e di nostalgia, più ancora che di passione, e, dunque, adatto a esprimere il declino attuale e il dolore del distacco. La malinconia è appannaggio dell’anziano ballerino, Roberto Tonet, travolto dal crack economico, che rievoca i successi delle sue tournées intorno al mondo, oppure ha la voce della cantante ultranovantenne Maria de la Fuente, dissugata dal tempo, per dirla con Pirandello, o, se preferite, minuta come Edith Piaf, sicché c’è chi, parafrasando uno dei più popolari titoli di Wim Wenders, ha definito questo film «una sorta di Buena Vista Tango Club». Mentre si tinge già di nostalgia il sogno della ventenne Marcela Maiola, che parte per Parigi conla speranza di trovare laggiù di che vivere dando lezioni di tango e, ancor più triste, la storia di Jolanda Zubieta, madre costretta a separarsi dai suoi quattro figli per cercare lavoro in Spagna e terminare di pagare la casa. Non fiction, ma vita vera, che in questo caso ha un inaspettato lieto fine, come racconta il regista in un’intervista: una spettatrice di Brema, dopo aver visto il film ed essersi informata del debito di Jolanda, ha organizzato una colletta e raccolto la somma necessaria, consentendole di fare ritorno alla sua famiglia. E nel cofanetto accanto al DVD c’è naturalmente un CD contenente i 12 tanghi.

Alessandro Tinterri