14.7.07

Invito speciale a Montecatini Film Video




Proiezione di Merica a MONTECATINI FILM VIDEO - Sezione: Quando il corto ha la memoria lunga - Ore 15.30

Screening of Merica at the Montecatini Film Video Festival - Category: Quando il corto ha la memoria lunga - 15.30

12.7.07

MERICA selezionato a "Euganea Movie Movement"



MERICA partecipa ad "Euganea Movie Movement" in concorso. La proiezione il 12 luglio a Monselice, località Cava della Rocca, ore 23.

Merica in competition at the Euganea Movie Movement (Monselice, PD) - Official Selection, 12 July, Cava della Rocca, 11 pm

24.6.07

Merica a 'Confini migranti' curata dal Progetto Melting Pot Europa



A Padova Nell'ambito della rassegna "Confini migranti" curata dal Progetto Melting Pot Europa, domenica 24 giugno alle ore 23.30 presso lo stand 'Sherwood Open Stage'proiezione del documentario ' Merica'

13.6.07

Merica al Bianco Film Festival 2007



Merica partecipa al Bianco Film Festival 2007. Proiezione il 13 giugno al cinema del Pavone.

5.5.07

Disegni di Giuseppe Ragazzini per "Merica"

Giuseppe Ragazzini ha creato un'animazione e alcuni quadri per il film Merica

Nato a Londra nel 1978, Giuseppe Ragazzini è pittore, illustratore e autori di video musicali. I suoi quadri sono stati esposti a Milano, Roma, Firenze e Roermond (Olanda). Ha curato le scenografie di numerosi spettacoli teatrali ed ha realizzato dei video per artisti quali Vinicio Capossela, Elisa, Paolo Conte e Avion Travel. E’ l’autore della la locandina del film Habana Blues (Warner Bros, 2005) di Benito Zambrano.

I suoi lavori sono visibili su www.giusepperagazzini.com

http://www.youtube.com/user/giusepperagazzini



































Tekfestival - Manifesto



Da: "Tekfestival, un cinema senza padroni", Il manifesto 05 Maggio 2007, p. 15.

"Accompagna in un viaggio di ritorno dal Brasile all'Italia i suoi protagonisti Merica! di Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi (presentato ieri in concorso), un rabbrividente e appassionato film sull'emigrazione di ritorno e lo scollamento culturale avvenuto nel corso di un secolo. I venticinque milioni di italiani che arrivarono in Brasile abbandonando un'Italia misera, riscoprono oggi il loro paese d'origine con una lista d'attesa per ottenere il passaporto di almeno quindici anni. Il film che racconta molto bene il clima del passato, ci mostra tutta la difficoltà del reinserimento in un luogo che non è il paese vagheggiato dai nonni, ma un duro nord leghista."

4.5.07

Merica al Tekfestival




Merica in concorso al Tek Festival di Roma,verrà proiettato a Roma Sala Trevi il 04 Maggio 2007 ore 18.Introdurranno la proiezione i registi Federico Ferrone e Michele Manzolini.

9.12.06

FilmDoc- Merica

Nell'ultimo numero di FilmDoc (nov-dic 2008), la rivista dell'AGIS Liguria, Alessandro Tinterri dedica ampio spazio a Merica nel suo articolo "Cinema documentario e storie di emigranti".

Per accedere all'edizione .pdf vai al sito ufficiale della rivista


"Cinema documentario e storie di emigranti"

Nel 1994 Lamerica di Gianni Amelio ci aveva mostrato il viaggio della speranza dall’Albania all’Italia, terra di recente immigrazione, ora Merica, film documentario di Federico Ferrone, Michele Manzolini e Francesco Ragazzi, viene a ricordarci quando eravamo noi gli emigranti e lo fa attraverso storie di oggi, di quella che viene definita«immigrazione di ritorno». Sotto questo profilo Merica s’inserisce a pieno titolo nel filone del cinema antropologico, fornendoci oltretutto uno specchio per interrogarci sullo stato di salute della nostra democrazia. Sono 25 milioni i discendenti di immigrati italiani, che vivono oggi in Brasile e alcuni di loro, non avendo fatto fortuna laggiù, pensano oggi all’Italia come all’Eldorado di un tempo, sognando di percorrere a ritroso il cammino alla ricerca di radici dai contorni sbiaditi come le foto d’epoca, conservate tra i cimeli di famiglia. Merica così chiamavano la terra promessa i loro nonni e bisnonni, provenienti dal nord-est, dalla provincia di Treviso e da Oderzo, tranquilla cittadina di storia antica (la romana Opitergium, da cui i suoi abitanti detti opitergini) e di recente fortuna.Conservano ancora la calata tipica della campagna trevigiana gli anziani intervistati, come la coppia formata da Benjamin Falchetti e Edilia Sossai, nati da immigrati veneti a Venda Nova, nella regione di Espirito Santo, dove più è concentrata la migrazione italiana, coltivatori di caffè e genitori di sedici figli. Lì si svolge la Festa da polenta, la più grande festa italiana del Brasile.
L’idea di questo documentario - si legge nelle note di regia - è nata dalla volontà di un’analisi seria sull’immigrazione in Italia, qualcosa che andasse al di là degli slogan allarmistici e dei tanti luoghi comuni sugli immigrati. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che ha conosciuto un’emigrazione di massa e che dopo meno di un secolo si è trovata a dover accogliere grandi flussi di immigrati alla ricerca di migliori condizioni di vita».
Il console italiano informa che sono circa 12.000 le richieste di cittadinanza italiana da parte di nostri discendenti in Brasile, con tempi di attesa di 15 anni. I fratelli Fantin de Oliveira rappresentano un caso emblematico: Tiago, 23 anni, è venuto a Verona con la moglie in cerca di miglior fortuna e ora mette in guardia il fratello minore Felippe dalle facili illusioni. La realtà che ha trovato è ben diversa da quella sperata, non basta il passaporto italiano a integrare chi, malgrado le lontane radici, appena apre bocca si accorge di essere un «foresto». Destino analogo quello di Idiwaldo Francescon, cinquantenne, che a Treviso, la città dei suoi nonni, ha trovato un lavoro precario come portiere di notte. Paradossalmente, va meglio a chi di illusioni non se n’è mai fatte, come Ernesto França Antunes, che sprovvisto di ascendenze italiane è arrivato senza troppe aspettative. Il fatto è che, malgrado le dichiarazioni del prosindaco Gentilini, l’Italia più che terra madre si è rivelata matrigna per questi figli sventurati che la Merica l’hanno inseguita invano senza trovarla né di là, né di qua dall’Oceano.
Produzione italo brasiliana (Mithril 2007, 65 min.), vincitore nel 2007 di numerosi premi, Merica, è oggi disponibile in DVD (Carta), insieme con Banliyö-Banlieue, documentario di esordio di Federico Ferrone e Michele Manzolini, che, insieme con Constance Rivière, in un mediometraggio di 30 min.(Mithril 2004) hanno descritto la realtà del sobborgo parigino di Surville, dove negli anni Sessanta nella parte alta della città si è insediata la comunità turca. Anche in questo caso attraverso le interviste emerge lo spaccato di un’integrazione mai cercata davvero da parte dei più anziani e perseguita con altra consapevolezza dai più giovani, sia che si tratti di chi vede nell’insegnamento della storia e della geografia il compimento del proprio destino, come uno dei ragazzi intervistati o chi, come la giovane cresciuta in Francia, si diverte a provocare il padre, chiedendogliquale sarebbe la sua reazione se si innamorasse di un coetaneo francese. È la religione a vietarlo risponde tranquillo il genitore, e se si trattasse allora di un musulmano, magari magrebino, incalza la giovane, il diniego non sarebbe diverso e, dunque, è la sua conclusione, la religione è solo un alibi. Del resto, anche il cimitero musulmano avrebbe dovuto essere riservato ai soli turchi. Come per Merica gli autori non forniscono risposte, si limitano a porre implicitamente dei quesiti sulla realtà assai complessa di un paese, quale la Francia, che sul tema dell’immigrazione può vantare una lunga esperienza.
Anche quelle raccontate dal tedesco ArneBirkenstock in 12Tangos - Adios Buenos Aires (Germania 2006) sono storie di emigranti, che nell’Argentina devastata dalla crisi cercano scampo nel tango, musica struggente da emigranti, ballo intriso di malinconia e di nostalgia, più ancora che di passione, e, dunque, adatto a esprimere il declino attuale e il dolore del distacco. La malinconia è appannaggio dell’anziano ballerino, Roberto Tonet, travolto dal crack economico, che rievoca i successi delle sue tournées intorno al mondo, oppure ha la voce della cantante ultranovantenne Maria de la Fuente, dissugata dal tempo, per dirla con Pirandello, o, se preferite, minuta come Edith Piaf, sicché c’è chi, parafrasando uno dei più popolari titoli di Wim Wenders, ha definito questo film «una sorta di Buena Vista Tango Club». Mentre si tinge già di nostalgia il sogno della ventenne Marcela Maiola, che parte per Parigi conla speranza di trovare laggiù di che vivere dando lezioni di tango e, ancor più triste, la storia di Jolanda Zubieta, madre costretta a separarsi dai suoi quattro figli per cercare lavoro in Spagna e terminare di pagare la casa. Non fiction, ma vita vera, che in questo caso ha un inaspettato lieto fine, come racconta il regista in un’intervista: una spettatrice di Brema, dopo aver visto il film ed essersi informata del debito di Jolanda, ha organizzato una colletta e raccolto la somma necessaria, consentendole di fare ritorno alla sua famiglia. E nel cofanetto accanto al DVD c’è naturalmente un CD contenente i 12 tanghi.

Alessandro Tinterri

Forum

"Ci siamo conosciuti e parlati in fretta dopo la proiezione di Merica all'Aurora, durante la rassegna del cinema africano di Verona. Mi sono commosso nel vedere alcune scene girate in Brasile ripensando ai miei emigranti . Ti invio in allegato una storia che e' la storia dei parenti di mia moglie emigrati in america, un pezzo scritto da mio figlio l'anno scorso per gli esami di licenza media. Ciao "
Riccardo Filippini, Collettivo Cinema Popolare, S.Ambrogio Valpolicella (VR)

La storia che mi appresto a riportare è un racconto vero, vissuto dallo zio di mia nonna Miranda, Francesco, che agli inizi del Novecento emigra negli Stati Uniti. I sentimenti e le emozioni di questa storia mi hanno sempre accompagnato fin dalla mia infanzia perché l’ho sempre sentita raccontare e per me piccolo bambino lo zio d’ America era diventato un mito. Approfondendo poi gli studi sull’argomento ho capito le tante difficoltà che questa persona ha dovuto affrontare e risolvere da sola.

Sono quasi quattro milioni gli italiani che tra il 1880 e il 1930 approdano negli Stati Uniti su un totale di emigrati italiani che scelsero mete transoceaniche di 9 milioni circa. Occorre precisare che queste cifre non tengono conto dei rientri che rappresentarono un fenomeno massiccio:circa la metà degli emigrati rimpatriò. Inizialmente gli immigrati provenivano dalle regioni del nord in seguito da quelle del sud e per tutti l’ impatto con il nuovo mondo si rivelava difficile fin dai primi istanti: ammassati negli edifici di Ellis Island, o di qualche altro porto come Boston, Baltimora,o New Orleans gli immigrati,dopo settimane di viaggio, affrontavano l’esame a carattere medico e amministrativo,dal cui esito dipendeva la possibilità di mettere piede sul suolo americano. La severità dei controlli fece ribattezzare l’ isola della baia di New York come “l’Isola delle lacrime”.

Dopo l’ unificazione dello Stato italiano, la pressione demografica, la difficile situazione economica soprattutto nelle campagne avevano creato disoccupazione e miseria, a cui si cercava di sfuggire con l’ emigrazione. Solo alla fine degli anni ’80 l’Italia, da paese d’ emigrazione, è divenuto paese d’ immigrazione:albanesi, rumeni, tunisini, marocchini, filippini, cinesi,ecc. si sono stabiliti da noi temporaneamente o in maniera definitiva. Anche loro hanno dovuto affrontare un viaggio spesso pieno di rischi e in condizioni disumane, talvolta analoghe a quelle in cui si trovarono molti anni fa gli immigrati italiani.

Per molti decenni gli emigrati viaggiarono verso l’ America a bordo di piroscafi o bastimenti in condizioni igienico - sanitarie disastrose. L’affollamento, la pessima qualità del cibo, la sistemazione senza precauzioni igieniche in cuccette o sul ponte favorivano l’ insorgere di malattie, creavano comunque situazioni di gravissimo disagio. L’ attraversata spesso duravo 30 giorni con il rischio di naufragi e incidenti.

Per ricostruire la storia dell’ immigrazione e le storie degli emigrati servono moltissimi documenti, perchè si tratta di un fenomeno complesso e molto vasto.

Gli storici devono infatti indagare la situazione economica, sociale e culturale del paese di origine nell’ arco temporale preso in esame, devono conoscere l’entità numerica degli spostamenti, le modalità del viaggio, le mete di destinazione, i modi di interazione con la nuova realtà, ma anche le aspettative, le condizioni di vita degli emigranti. I documenti che lo storico utilizza si trovano negli archivi pubblici (giornali, leggi e ordinanze, regolamenti, ecc.), negli archivi privati (lettere, diari, memorie autobiografiche, fotografie, ecc.), in testi pubblicati (romanzi, poesie, canzoni, ecc.), oppure devono essere costruiti intervistando coloro che hanno vissuto l’ esperienza dell’ emigrazione. Il viaggio dello zio Francesco è un percorso lungo che ho sintetizzato trascrivendo fatti e avvenimenti che a me sembrano significativi, raccogliendo informazioni da diari, lettere e racconti orali di mia nonna.

L’uomo, da sempre è alla ricerca della serenità, di una vita costruttiva, ricca di alternative ma soprattutto di libertà, di pensiero e di azione che gli permetta di realizzarsi come persona.Il viaggio dello zio Francesco, se così si può definire è un viaggio costretto verso una realtà a lui sconosciuta e piena di imprevisti, ma con una speranza certa, trovare la libertà che gli permetta di esprimersi come essere umano, come artista per sé stesso e per gli altri.

Nasce a S. Ambrogio nel 1894 e inizia il suo lavoro come scalpellino molto giovane, professione che svolgerà anche suo fratello Mario(mio bisnonno), e che lo porterà a diventare maestro d’ arte della scuola Paolo Brenzoni. Il viaggio dello zio inizia in Francia nel porto di Hyères.

Novembre 1914

Dopo lunghi giorni trascorsi su mezzi di fortuna siamo arrivati al porto francese di Hyères assieme a Zampieri, Semprebon e Zorzi mi imbarco sul bastimento e mi appresto a questa nuova vita. Lascio la mia casa, la mia terra, i miei affetti, la mia amata Ancilla e parto per piantare in quel luogo sconosciuto questo mio sentimento di libertà. Non so cosa e chi troverò, non so se ci arriverò, ma il senso di esistere mi impone e mi spinge a farlo. Sarò come un animale in preda al suo istinto primitivo:la sopravvivenza.

Destinazione Brooklin dove zio Noè mi aspetta. Chissà se quando arriverò ci sarà ancora. Quanti dubbi, quante paure, quante incertezze. Parto, parto per tutti, anche per quelli che non sono potuti partire, per i soldati che si apprestano ad una guerra senza senso, per le madri, le mogli, per i lavoratori sfruttati, per le idee che ti portano a stare male, ad essere in crisi con te stesso, ma non puoi soffocare o far finta che non ci siano.

Parto da disertore della Patria, la mia Patria, parto, perché rimanere equivale a morire; forse morirò in ogni caso e piango, piango di paura.

Così lo zio Francesco inizia il suo lungo viaggio, che terminerà dopo più di 30 giorni al porto di Ellis Island dove rimarrà altri 40 giorni. Il viaggio in bastimento è stato un viaggio tormentato, difficile, sconosciuto il mare, alle volte buono, alle volte cattivo.

6 Dicembre 1914

Cara Ancilla,

è già 10 giorni che siamo in viaggio, tu non potresti mai credere. Dormiamo, mangiamo sempre nello stesso posto, non abbiamo spazio per muoverci. Mi manca molto il mio paese, la famiglia, gli amici, alle volte vorrei tornare indietro, ma ci facciamo coraggio a vicenda con la speranza di arrivare presto. Ho conosciuto un prete, che verrà a Brooklin con noi e ci tiene compagnia nelle lunghe sere, quando, cullati dal mare, calmo e pacifico ci lasciamo andare nell’ ascolto dei passi dell’ Esodo della Bibbia. Sarà lui a sposarci quando mi avrai raggiunto, spero presto.

Un abbraccio forte.

Francesco

Arrivato a New York abiterà assieme ai suoi amici e allo zio Noè in un piccolo appartamento a Brooklin.

La migrazione a catena portò alla costituzione delle “little italies” nelle principali città statunitensi, interi quartieri abitati da italiani nelle cui strade la lingua ufficiale erano i vari dialetti dei paesi di provenienza, con negozi in cui si vendevano prodotti di importazione italiani. Spesso quartieri una volta residenziali si svuotarono per lasciare il posto ai ‘tenements’, definiti come, secondo la descrizione della Immigrant Commission nel 1900: edifici di cinque o sei piani, a volte sette, lunghi poco più di sette metri e larghi trenta con uno spazio libero di tre metri sul retro, per dare luce e arie alle stanze su quel lato. Ogni piano è generalmente diviso in quattro appartamenti, essendoci sette stanze su ogni lato dell’ ingresso, che si estendono sulla strada verso il retro. Delle 14 stanze su ogni piano solo quattro ricevono luce ed aria diretta dalla strada o dal piccolo cortile sul retro “generalmente lungo le pareti laterali dell’ edificio vi è quello che viene chiamato ‘ condotto dell’ aria ’ cioè un incavatura della parete profonda 70 cm e lunga da 15 a 18 m e alta quanto l’ edificio. Questi condotti funzionano come trasmettitori di rumori, odori e malattie e quando scoppia un incendio diventano una cappa infiammabile rendendo spesso difficile salvare l’ edificio dalla distruzione”. New York era la città con più tenements degli Stati Uniti: nel 1909, secondo i dati della stessa commissione c’erano 102.897 tenements houses con una popolazione di 3.775.343 abitanti. Oltre il 79% della popolazione di new York abitava in tenements.

Il 1 febbraio del 1915 lo zio si sposa a Brooklyn con la zia Ancilla che nel frattempo lo aveva raggiunto. La sera stessa si mettono in viaggio per li Vermont dove nella cittadina di Barre gli amici li stanno aspettando. Qui lo zio aveva trovato lavoro assieme agli altri emigrati. In questa zona degli Stati Uniti ci sono tuttora molte cave di marmo che gli permettevano di lavorare portando a termine i lavori commissionati e permettendo alla piccola famigliola di andare avanti. Nel 1916- 1917 nascono le sue due figlie ,Elina e Leia. Terminata la Prima guerra mondiale lo zio con tutta la famiglia torna in Italia. Abiterà a S. Giorgio e continuerà a lavorare come scalpellino.Quando il fascismo va al potere lo zio si sente nuovamente l’uomo in gabbia di un tempo, l’uomo privato della libertà, l’artista che non può manifestare la propria idea.

Allora non resta che ripercorrere i passi di un tempo e con tutta la famiglia riparte. I quattro membri, due bimbe piccole, la moglie e lo zio si imbarcano nel porto di Genova e ripartono verso l’ ignoto. Anche questa volta il viaggio sarà lungo e pesante, quando arriveranno al porto New York per un periodo abbastanza lungo non troveranno una dimora fissa,la casa non è un qualcosa di fisico ma diventa un rifugio. Questo peregrinare non è molto lontano dai fatti di cronaca che si sentono o si leggono sui giornali dei nostri giorni. Sono gli stessi uomini,le stesse donne, che per gli stessi motivi partono per luoghi a loro sconosciuti e che quando dopo giorni o mesi di peripezie arrivano si sentono umiliati aggrediti e giudicati. Forse il viaggio di questo zio non è servito a niente? Quanti zio Francesco si vedono oggi nelle nostre città sulle nostre strade o bussano alle nostre porte. Solo nel 1927 lo zio riesce a stabilirsi definitivamente nel Passaic città nello stato del New Jersey dove diventerà un artista famoso e richiesto in tutto l’est degli Stati Uniti.

Negli anni seguenti proseguirà gli studi nel settore del marmo facendo corsi di disegno, scultura, diventando maestro scultore e nelle più importanti città americane. I suoi lavori più importanti sono presso il National Archives e Supreme Court Building in Washington D.C. e la Cattedrale di St. John the Divine, Riverside Cathedral e il Four Freedoms Memorial Building, di New York City; ma la sua opera più importante ed impegnativa è stata per la Cathedral of Mary Queen in Baltimore. Lo zio Francesco non tornerà più in Italia, se non per visitare i parenti, ma la nostalgia per il suo paese natale lo accompagnerà per tutta la sua vita.

21.5.05

13.2.05

Note di regia

L’idea di questo documentario è nata dalla volontà di un’analisi seria sull’immigrazione in Italia, qualcosa che andasse al di là degli slogan allarmistici e dei tanti luoghi comuni sugli immigrati. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che ha conosciuto un’emigrazione di massa e che dopo meno di un secolo si è trovata a dover accogliere grandi flussi di immigrati alla ricerca di migliori condizioni di vita.


Un’analisi dell’immigrazione poteva partire proprio da un parallelo con quel gigantesco fenomeno che è stata l’emigrazione italiana, in particolare quella verso l’America iniziata a fine ‘800. Abbiamo pensato che il Veneto fosse la massima rappresentazione di questa “inversione migratoria”: prima terra povera, adesso porto d’arrivo di migliaia di migranti. Il Brasile era il suo contraltare ideale: considerato il paese del futuro cento anni fa, fu la terra d’approdo di moltissimi italiani. Oggi, invece, molti brasiliani cercano di trasferirsi in Italia e in Veneto in particolare.


Oltre che un’analisi dell’immigrazione in Italia, il documentario è anche un viaggio tra gli italiani all’estero, una comunità di cui si è cominciato a parlare davvero solo da pochi anni e che conta decine di milioni di persone. Dopo le elezioni politiche del 2006, decise anche dal loro voto, all’improvviso l’Italia sembra aver scoperto la loro esistenza ma il quadro che se ne dà e spesso approssimativo se non addirittura inventato. Non abbiamo preteso di comprendere tutti i sentimenti degli italiani all’estero, ma abbiamo cercato di mostrare molti brasiliani di origine italiana che guardano alla terra dei loro nonni con grande rispetto, addirittura devozione e speranza. Per questo hanno forse un’immagine un po’ distorta dell’Italia, che però alimenta il loro attaccamento e la loro speranza di un ricongiungimento.


In un secolo gli italiani sono passati da una povertà assoluta, che li spingeva all’ emigrazione, all’ essere oggi intolleranti verso chi bussa alle loro porte per gli stessi motivi. Ivi compreso gli stessi discendenti dei loro concittadini partiti all’estero per sfuggire alla miseria. In questo paradosso crediamo risieda il principale motivo di riflessione del film. Perché è assurdo che un popolo che ha tanto sofferto mentre emigrava in tutto il mondo abbia così tanta difficoltà ad accettare chi viene da fuori. Ed è ancora più paradossale che si tenda a discriminare molti immigrati sulla base della nazionalità quando poi, come mostriamo nel film, se qualcuno si presenta col passaporto italiano e con sangue italiano nelle vene, viene rifiutato lo stesso, perché è cresciuto in un altro continente.


Oltre che un’analisi del fenomeno migratorio in Italia e una panoramica sulle comunità italiane d’oltreoceano, il film vuole quindi essere prima di tutto una riflessione sulle condizioni contemporanee dell'appartenenza, dell'accettazione e del bisogno di riconoscimento sociale che si concentrano nell’esperienza migratoria. Noi speriamo che “Merica” possa, nel suo piccolo, mostrare tutto quell’ insieme di speranze, fatiche, incomprensioni e delusioni che sono al centro di tutte le esperienze migratorie del mondo, non solo quella italiana.”


Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi

17.10.03

Proiezioni di Merica

2006 (Versione provvisoria)
Padova- Videopolis - 27 novembre 2006
Madrid (Spagna)- 30 novembre 2006

2007

Castelfranco Veneto - Bestiario Nordest Cineforum- 12 aprile
Roma - Cinema Trevi Tekfestival 2007 - 4 maggio
Venda nova do Imigrante (Brasile)- casa da cultura - 5 maggio
Cinema del Pavone (PG) Bianco Film Festival 2007 - 13 giugno
Padova- Festival di radio sherwood- Proiezioni di confine -24 giugno
Monselice Euganea movie movment -12 luglio
Montecatini Montecatini video festival -14 luglio
Padova Proiezioni di confine (radio sherwood festival) 15 luglio
Revine Lago Lago film festival 24 luglio
Taranto JEFF 26 luglio
Conversano Imaginaria 27 luglio
Martano 12 Agosto
Este etnofilmfestival 8 settembre
Zagreb (Croazia) Booksa 9 settembre
Firenze- Auditorium Stensen 16 settembre
Bologna- Cinema Lumiere- Uno sguardo al documentario 17 settembre
Firenze-cinema stensen 18 settembre
Treviso Proiezione con ARCI Treviso 21 settembre
Montefiore Conca (RI)- Doc Under 30 23 settembre
La Maddalena - Sea&tv 26 settembre
Cineteca Bologna Terra di Tutti film festival 14 ottobre
Sulmona Sulmona Cinema 8 novembre
Bisceglie Cinema e Diritti 9 novembre
Grenoble (Francia)-dolcecinema 16 e 27 novembre
Bologna- Giurisprudenza democratica 22 novembre
Agrate brianza -Rosebud 12 dicembre
Firenze- Facoltà di Scienze politche 15 dicembre

2008

Roma Casa del cinema 30 gennaio
Sesto fiorentino Circolo operaio 08 febbraio
Bologna Liceo Alfieri 19 marzo
Torino Museo della resistenza 28 marzo
Torino Museo della resistenza 30 marzo
Tirano overlook 5 aprile (2 proiezioni)
Pavullo nel frignano DOCINTOUR 9 aprile
Milano Festival cinema africano 9 aprile
Ancona 14 aprile
Fano 15 aprile
Prato Università 16 aprile
New York (USA) Columbia University 11 aprile
Bergamo Università 22 aprile
Bologna No Borders 12 aprile
Sondalo Pro loco 10 maggio
Lubjana (Slovenia) No Borders 15 maggio
Firenze Teatrino del gallo 23 maggio
Firenza Terra Futura 24 maggio
Vienna (Austria) No Borders 31 maggio
Bologna Modo infoshop 8 giugno
Parma 12 giugno
Roma Arcipelago festival 14 giugno
Ciampino 17 giugno
Castelgandolfo 24 giugno
Londra (Regno Unito) No Borders 28 giugno
Viterbo 2 luglio
Collecchio (PR) 6 luglio
Settignano (FI)- Summer school unifi. 8 luglio
Torino Altreitalie - fondazione Agnelli 9 luglio
Sezze (LT) Festival documenta 22 agosto
Torreorsina (TR) Cineforum 1984 26 agosto
Barberino Val d’Elsa (FI) 13 settembre
Benevento -Benevento città spettacolo - 19 settembre
Trento - Il gioco degli specchi -25 settembre
Belo Horizonte (Brasile) - BH universidade - 29 settembre
S.Severo (FG) 18 ottobre
Este (PD) 23 ottobre
Perugia - Università di Perugia 23 ottobre
S.San Giovanni (MI) 30 ottobre
Verona - Festival del cinema Africano 15 e 16 novembre
Spoleto(PG)- Nano Film Festival 15 novembre
Brendola (VI) - Italia in costituzione 17 novembre
Grenoble (Francia) Rencontres du cinema italien 23 novembre
Morbegno (SO) 29 novembre
Conegliano (TV)- Antenna Cinema 2 dicembre


2009
Bolzano- Teatro Cristallo 21 gennaio
Alba (CN) 29 gennaio
Pergine Valsugana (TN), Teatro Don Bosco, 26 febbraio
Asti, Cinema Lumière- Sala Don Bosco, 4 marzo
Pinerolo (TO)
- Teatro del Lavoro, 4 marzo
Torino- Mirafiori, Cinema S.Luca 5 marzo
Cuneo, Cinema Don Bosco, 9 marzo
Verona, Gran Guardia, Piazza Bra, rassegna "Lei, lui, storie migranti", 10 e 11 marzo

Novara- Cinema Vip, 11 marzo
Negrar (VR)- Serate della memoria UTL Negrara, 17 aprile
New York (USA) John D. Calandra Italian American Institute, 24 aprile
Szczeczin (Polonia) Università di Szczeczin 8 Maggio
Carpi (MO)- Biblioteca multimediale Loria, 11 maggio
Farra di Soligo (TV)- Migrare voce del verbo sperare, 12 maggio
Bologna- Festival Brasiliano- Spazio in due, 24 maggio
Imola (BO)- InVisibili- Teatro Lolli, 24 maggio
Milano- Università statale- Scienze politiche, 10 giugno
Venezia- Global Beach, 9 settembre
Mestre (VE), Forte Marghera, Rassegna "Il Veneto che vogliamo", 16 ottobre
Milano,Cinema Gnomo, Rassegna "Merica! Migrazioni, vecchi e nuovi mondi", 22 e 25 ottobre
San Paolo (Brasile), Memorial do Imigrante, IX Semana da Lingua Italiana no Mundo, 24 ottobre
Olgiate Olona (VA), Circolo Arci AREA 101, 9 novembre
Nantes (Francia), Università di Nantes, 26 novembre
San Giorgio di Valpolicella (Verona), Red Zone Art Bar- rassegna "Uno sguardo oltre",1 dicembre
Reggio Emilia, La Gabella- rassegna "Quando eravamo noi...", 3 dicembre
Castelfranco Veneto (TV), Biblioteca comunale- rassegna "Ero straniero", 9 dicembre
Mantova, Il cinema del carbone, 19 dicembre


2010
Nantes (Francia), Cinéma Katorza, Festival du cinéma italien, 7 febbraio
New York (Stati Uniti), John D.Calandra Institute, 4 marzo
Firenze, Cinema Castello, Rassegna "Provate voi a emigrar", 19 marzo
Torino, Casa del documentario, 1 aprile
Barcellona (Spagna), Resena de Cine Polìtico Italiano,Asociaciò RAIart, 27 maggio
Pavia, Comitato di quartiere Borgo, 10 giugno
Lavrion (Grecia), Mediterranean Documentary Film Festival, 29 agosto

2011
Modena- Fondazione Campo Fossoli, 17 febbraio
Università di Groningen (Paesi Bassi), 15 marzo
Lucca- Palazzo Ducale, Rassegna "Lungo la scia di un'elica", 29 aprile
Assis, SP (Brasile), UNESP, 29 settembre, 6 ottobre
Sao Paulo (Brasile), Auditório da Editora da UNESP, 1 ottobre
Pedrinhas Paulista, SP (Brasile), 5 ottobre
Pescasseroli (AQ), Festival "Naturalmente Pescasseroli", 15 ottobre
Grenoble (France), Musée dauphinois, 30 ottobre

1.1.01

Credits

with/con
Felippe Fantin De Oliveira
Tiago Fantin de Oliveira
Benjamin Falchetto
Edilia Sossai
Idiwaldo Francescon
Ernesto França Antunes
Giancarlo Gentilini
Sergio Zulian
Agostino Lazzaro
Cilmar Franceschetto
Mourad Amazighi
Don Noè Tamai
Iracema Fantin
Kezia Da Silva Xavier
Teresa De Jesus Dal Bo
Ernesto Bellelli
Marouane Jazairi
Rachid Ben Cheikh

script/sceneggiatura
Federico Ferrone
Michele Manzolini
Francesco Ragazzi

music/musiche
Terrakota
Les Tambours du Sénégal

editing/montaggio
Jaime Palomo Cousido

animations/animazione
Giuseppe Ragazzini

cinematography/fotografia
Jaime Palomo Cousido

sound/suono
Cristiano Fini

producers/produttori
Francesco Ragazzi
Riccardo Pompili Rossi
Giovanni Storaro

Sinossi

Sono 25 milioni i discendenti di immigrati italiani che vivono oggi in Brasile, quasi tutti pronipoti di quanti, a partire da fine ‘800, abbandonarono un’Italia perlopiù contadina e povera per un continente che prometteva ricchezza e benessere. Ma in appena un secolo i flussi migratori si sono completamente rovesciati. Se prima l’Italia era un paese da cui fuggire, essa è divenuta adesso parte di quel Primo Mondo vagheggiato dai migranti di tutto il mondo. Solo la condizione dei migranti non sembra cambiare.

Molti dei brasiliani che oggi partono per l’Italia possiedono un passaporto italiano: sono i famosi immigrati “di rientro”, un fenomeno di cui i media parlano pochissimo. Questo si spiega, oltre che con la prospettiva di benessere che offre l’Italia, con un attaccamento molto forte al paese di origine di queste persone. Eppure la loro speranza di essere accolti come cittadini a pieno titolo è spesso destinata a scontrarsi con un paese che fatica a integrare chi viene da fuori. Come tutti gli altri immigrati, anch’essi soffrono l’ostilità riservata agli indesiderati, costretti a lunghi percorsi burocratici, a un lavoro precario e al razzismo.

Non è un caso che molti decidano dopo breve tempo di tornare in Brasile. Ma perché tutto ciò avviene nonostante essi abbiano la cittadinanza del paese d’arrivo? Cosa determina allora davvero l’appartenenza a una comunità?

Girato tra Veneto e Brasile, “Merica” mostra tutta la complessità dell’esperienza migratoria in Italia e la portata di tali interrogativi sull’appartenenza, a partire dalle storie di alcuni brasiliani partiti per l’Italia o di brasiliani discendenti di italiani. Il documentario non si limita a mostrare queste storie ma cerca di raccontarle nel contesto politico del Brasile, dell’Italia e in particolare del Veneto. Questa regione esemplifica infatti la mutazione da un’economia povera e fornitrice di emigranti ad una industriale e bisognosa di immigrazione, con tutti gli squilibri che tale mutamento comporta. Nella storia di questi discendenti emerge un contrasto tra lo ius soli e lo ius sanguinis che confonde le tradizionali linee di separazione tra italiano ed extracomunitario, migrante e non, precario ed integrato. Chi ha il diritto di appartenere e quali sono i criteri dell’appartenenza? Il sangue o la presenza sul territorio? Il pregare nella stessa chiesa o condividere le stesse lotte politiche?

Attraverso le loro storie di vita, i personaggi affrontano nel loro quotidiano queste domande e offrono uno spaccato di quella che è la realtà dell’immigrazione in Italia oggi, non solo per loro ma per tutti i migranti. Dall’altra parte, il documentario mostra come vivono le comunità italiane all’estero e come nasce e si sviluppa il desiderio di emigrare in Italia.

Mettendo a confronto la grande emigrazione italiana del secolo scorso e quella che oggi conosce l’Europa, ci si accorge che sono molti i paralleli tragici.